Illustrazioni per un corso di filosofia per i trienni della scuola secondaria di 2° grado.
Tecnica Illustrazione digitale
Titolo La formazione filosofica, storia, concetti e problemi della filosofia
Autore Enzo Ruffaldi, Piero Carelli, Ubaldo Nicola, Gian Paolo Terravecchia e Andrea Sani
Cliente Loescher Editore, 2015
Geymonat: La causalità in Cartesio
[…] Mentre nelle antiche concezioni della natura, largamente accolte ancora dai filosofi rinascimentali, si era soliti ricorrere alle anime dei corpi (degli astri, per esempio) onde spiegare le connessioni causali tra fenomeno e fenomeno, ogni appello del genere è bandito dalla concezione di Cartesio. La causalità è pensata come rapporto che connette corpo a corpo, senza il benché minimo intervento di forze occulte. Non solo non si sente più il bisogno di concepire il mondo come un animale fornito di propria vita, ma si spiega la stessa vita mediante le leggi meccanico-matematiche della sostanza estesa. […]
(L. Geymonat, Storia della filosofia, Garzanti, Milano 1981, vol. II, p. 216)
Agostino, Tommaso, Marsilio da Padova e Guglielmo di Ockham: La Chiesa
e i limiti del suo potere.
[…] Il principato apostolico o papale è stato istituito per la comune utilità dei fedeli allo stesso titolo che il principato secolare lo è per l’utilità dei suoi soggetti; quindi il principato papale non fu istituito da Cristo per il papa ma per i cristiani. Se le leggi civili non debbono servire per il comodo privato ma per il bene comune, tanto più il principato ecclesiastico deve avere per scopo il bene comune e non il vantaggio di qualche privato. […]
(Guglielmo di Ockham, Breviloquium de potestate papae, libro II, cap. v, in Grande Antologia Filosofica cit., p. 916)
I rapporti con Platone e la critica alla teoria delle idee.
[…] Se noi ammettiamo l’esistenza di un’idea, ad esempio quella di uomo per spiegare una molteplicità di individui, avremo da un lato gli uomini concreti, dall’altra l’uomo ideale. Si tratta, però, di realtà eterogenee, ed è necessario quindi riunirle sotto un’altra entità, un «terzo uomo», appunto, diversa dagli uomini concreti e dall’uomo ideale. Ma in questo modo abbiamo tre entità eterogenee, e il ragionamento può continuare all’infinito, costringendo ad ammettere un numero sempre maggiore di enti ideali. […]
Aristotele, l’intelletto attivo.
[…] L’intelletto attivo si pone per Aristotele come un’esigenza logica: se ogni passaggio dalla potenza all’atto richiede l’esistenza dell’atto già realizzato, per cui non può esistere il bambino se non esiste l’uomo, né la ghianda senza la quercia, allora la potenzialità di conoscere un’idea presuppone che quest’idea esista come attualmente conosciuta. […]